Spina, una città di acqua e di legno da poco fondata su diversi isolotti e con ampi canali attraversati da ponti, è un crocevia commerciale, il più importante porto e il principale partner di Atene dell’Adriatico settentrionale. A Spina giungono merci da ogni parte del Mediterraneo: vino e olio e materiali preziosi dalla Grecia, unguenti e profumi dal Vicino Oriente, ambra dal Baltico e prodotti dai ricchi territori limitrofi: legname, cereali, sale, pelli, ossa animali lavorate nelle botteghe artigiane e carne, ma soprattutto pregiati prosciutti di maiale.
È qui che mi reco per intervistare Haltva, il ricco etrusco considerato il più importante commerciante che tratta l’esportazione dei prosciutti in Grecia, dalla quale importa preziose anfore. Siamo in avanzata primavera e nel pieno dell’attività commerciale il porto e i canali sono pieni di navigli e le strade di carri. In questa confusione tutti conoscono Haltva, che in una taverna ha stabilito il suo banco di contrattazione e dove si fa una cucina in cui si incontrano e si fondono pratiche culinarie locali, etrusche e greche. Il cuoco usa pentole del tutto simili a quelle che si adoperano ad Atene e a Corinto, le sue ricette comprendono molte varietà di verdura, legumi e frutta coltivate e raccolte nei territori vicini e d’importazione, olio d’oliva, vino, aceto, miele e spezie con cui prepara zuppe e stufati accompagnati da pane e focacce, carni e tranci di pesce conditi con elaborate salse. Specialità del locale sono i piatti preparati con i prosciutti di maiale stagionati nell’entroterra e che Haltva usa durante le contrattazioni per convincere i possibili acquirenti e soprattutto per giustificare l’alto prezzo che richiede.
Non a caso Haltva mi accoglie seduto a tavola con piatti di prosciutto e boccali di vino greco.
La ringrazio della gentilezza di aver accolto il mio invito di dare un’intervista, ma lei è noto come specialista di prosciutti e tutti vorrebbero sapere di più su di lei, ma soprattutto sui prosciutti che esporta nella grande Atene e in tutto il mediterraneo. Inizio con una domanda. Come ma lei, etrusco, dal Tirreno si è spostato all’Adriatico?
Eliminiamo subito un equivoco: sono i Greci che ci chiamano Tyrrhenoi e i Romani ci indicano come Etrusci, ma noi ci diciamo Rasna e occupiamo tutta l’area centrale della penisola e i due mari, Tirreno e Adriatico che la bagnano. Da tempo ci siamo espansi verso il settentrione nella fertile pianura attorno al grande fiume, affluenti e diramazioni. È proprio qui che i miei antenati si sono insediati prediligendo un dosso su una penisola circondata dalle acque di un fiume (poi denominato Mincio), luogo ideale per sfruttare questa risorsa come elemento di difesa e come via di comunicazione e di traffici. In breve tempo questo insediamento (poi detto di Forcello) di forma triangolare si è trasformato in un emporio commerciale di notevole importanza per Etruschi, Greci e popolazioni alpine e transalpine perché punto di confluenza nodale per i traffici provenienti dai centri portuali adriatici di Spina, Adria e altri abitati dell’Etruria padana come Felsina (poi Bononia e Bologna) e punto nodale di comunicazione fra il mondo mediterraneo centro-orientale, ed egeo in particolare, e l’Europa centrale venendo a contato con i Celti d’Oltralpe che come è noto prediligono i maiali e le loro carni. In questo insediamento e sfruttando l’argilla locale si producono ciotole e altri oggetti e i miei antenati iniziarono a produrre ciotole che nel bordo interno hanno graffito il loro nome di Haltva, poi con la fondazione e sviluppo di Spina si esportarono in questo mercato dove mio padre, ma soprattutto io sviluppo anche il mercato dei prosciutti scambiandoli con le ceramiche greche, soprattutto ateniesi e corinzie.
Prosciutti etruschi padani in cambio di ceramiche greche, come è avvenuto e quale il suo ruolo?
Tutto inizia dal successo delle nostre ceramiche che fanno più ricchi i loro produttori. Ma quando questi vedono le raffinatissime ceramiche greche, le vogliono avere nelle loro case e per le loro tombe. Nel tempo presente vige un regime di baratto e non è possibile scambiare una o più ciotole nostre con un vaso greco e bisogna trovare una merce di grande valore da offrire ai greci. Questi stanno sviluppando una cucina sempre più raffinata e sono particolarmente attratti dalle carni di maiale, animale di difficile allevamento in gran parte dei loro territori, per cui mi accorgo che le cosce salate, i prosciutti, possono essere barattati con i vasi greci.
Immagino che non basti un solo prosciutto per avere un vaso greco e quindi diviene necessario avere molti prosciutti. È giusta questa osservazione?
L’osservazione è giusta e proprio per questo, non potendomi trasformare in un allevatore di maiali e soprattutto di salatore di cosce di questi animali, incomincio a acquistare e pagare bene i prosciutti salati e stagionati, il che dà avvio a una fiorente attività suinicola locale. Le boscaglie sono invase da mandrie sempre più numerose di maiali che nel periodo invernale sono catturati e le loro cosce sono salate con il sale da me venduto, nuovo mio importante guadagno. In questo modo all’inizio della primavera, quando con la buona stagione inizia la navigazione e si apre il mercato di Spina, possono offrire ai greci sempre maggiori quantità di prosciutti che baratto con i loro vasi, in condizioni di quasi monopolio, delle tre merci: prosciutti, sale, vasi greci.
Oltre ai prosciutti, questo scambio con i vasi greci ha altre conseguenze?
Molto vi sarebbe da dire in proposito. Oltre i vantaggi economici dello sviluppo di una suinicoltura nell’Etruria settentrionale, vi sono i cambiamenti che questa ha indotto nell’alimentazione e nella a cucina delle popolazioni del territorio, ma anche di popoli lontani, come quelli della Grecia. Ma soprattutto è importante il fatto che le carni di maiale, generalmente considerate in secondo piano, trasformate in prosciutto sono diventate alimenti di pregio gastronomico, come quello che possiamo gustare in questo incontro, sposandosi anche con vini esotici come quello greco che stiamo bevendo.
Grazie dell’intervista e alla nostra salute!
Grazie e alla salute dei porcai e dei salumieri!