Osbert Sitwell: il Re dei salumi negli “inverni” della letteratura inglese

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Osbert Sitwell: il Re dei salumi negli “inverni” della letteratura inglese

Lo scrittore britannico Sir Francis Osbert Sacheverell Sitwell (1892-1969) fu un amante dell’Italia, della sua cultura e, in particolare, della ricchezza enogastronomica che rende il nostro Paese diverso da ogni altro. Dopo aver mosso i primi passi di una carriera militare, Sitwell fu, dal 1918, poeta, critico e scrittore. Più di tutto, probabilmente, lo scrittore britannico fu un viaggiatore. Proprio percorrendo le strade di tutta Europa, Sitwell era solito trarre ispirazione dalle culture con le quali entrava in contatto, tenendo dei diari che, dopo un attento lavoro di rilettura e di controllo editoriale, traduceva in grandi volumi. Nessun dettaglio, dall’architettura dei palazzi popolari delle grandi capitali europei, alla luce riflessa sui canali di Venezia, fino all’odore dei grappoli d’uva delle campagne fiorentino sfuggiva all’attenzione dell’autore. Nel suo “Grand Tour” Osbert Sittwell passò anche per le campagne parmensi. Proprio qui catturò l’essenza di alcuni prodotti tipici del nostro territorio e, tra questi, non poteva ovviamente mancare il Prosciutto di Parma.

Gli “inverni italiani”

Trascinato dalla sua passione per la scoperta e innamorato della cultura italiana, Sittwell scrisse “Winters of Content”, libro che venne poi pubblicato nel 1932 a Londra. In questo vero e proprio “diario di viaggio”, in cui prevale un linguaggio descrittivo estremamente accurato, condito da numerose digressioni autoriali, Sitwell fotografa le abitudini alimentari degli italiani, dedicando a Parma una particolare menzione d’onore, sottolineando la cura e la preziosità dei suoi prodotti:

«Il miglior prosciutto della penisola e il formaggio famoso in tutto il mondo per cucinare, come altri prodotti alimentari, sono originari di Parma o del suo territorio circostante. Durante l’inverno poi ci sono molte altre leccornie: pernici, fagiani, beccacce, piccoli uccelli che gli italiani amano mangiare, funghi e tartufi bianchi». Osbert Sitwell, Winters of content, London, 1932.

Nella stessa opera Sitwell parla del dramma del viaggiatore, la principale preoccupazione di chiunque si metta in cammino per scoprire il mondo e, in certo senso, sé stesso. “Il vento”, che metaforicamente indica la voglia di viaggiare, la curiosità e lo spirito “nomade” di un viaggiatore può “giocare dei brutti scherzi”, portando i viandanti fuori dai binari prestabiliti, dritti verso tutto ciò che, in quanto ignoto, può spaventare chi non è preparato a mettersi in discussione. Quel “vento” è tuttavia la forza motrice del viaggio stesso, la scossa elettrica che motiva a voler indagare, scoprire, approfondire e godere di tutto ciò che si incontra lungo la via. Non c’è dubbio: Parma fu in grado di catturare l’occhio di un uomo abituato a cambiare, e che anzi fece del cambiamento continuo la sua vera e propria identità. Forse, ma questa è solo una supposizione, i piaceri della tavola, così preziosi nella cultura parmigiana, sono in grado di far sentire a casa anche chi non è avvezzo alla stabilità. Il buon cibo è sinonimo di “casa” anche per chi, come in questo caso, non vuole averne una.