Dell’olandese Rembrandt Harmenszoon van Rijn, figlio di un mugnaio di Leida, considerato uno dei più grandi pittori della storia dell’arte europea e il più importante di quella olandese, si conoscono il tratto inconfondibile e la grande abilità di ritrattista. Forse un poco meno note sono le sue acqueforti che, tuttavia, costituiscono una produzione artistica strettamente intrecciata con quella pittorica, tanto da essere considerate imprescindibili per la comprensione della creatività del maestro e che influenzarono gli artisti sei-settecenteschi di tutta l’Europa.
A seguito delle revisioni relative al riconoscimento dell’autografia del suo corpus di stampe, vengono ad oggi riferiti all’artista circa duecentonovanta esemplari. La principale tecnica da lui utilizzata fu l’acquaforte, che permette di disegnare direttamente sulla lastra in rame coperta da uno strato di vernice, in seguito sottoposta ad un bagno di acido che corrode solo le zone incise. Interessante è l’acquaforte che Rembrandt realizzò nel 1643, intitolata “La scrofa”.
Il pittore, che aveva maturato l’interesse verso la crudeltà degli uomini su altri esseri viventi, rappresenta una scrofa posta in primo piano, con le zampe legate, inerme e immobile in attesa di essere macellata. In secondo piano, alcuni bambini che insieme a un adulto assistono alla scena, curiosi e quasi divertiti, richiamano alla memoria l’atmosfera derisoria del giorno della crocifissione di Cristo e la vescica di maiale che uno di essi tiene tra le mani sembra alludere alla caducità della vita.