“Ladyhawke” (1985) è un film di Richard Donner ambientato nel XIII secolo. La pellicola fu girata in location diverse lungo tutto lo Stivale, dai boschi del Pontremolese nella Lunigiana alle provincie di Cremona, Parma, Piacenza, Massa Carrara fino all’Abruzzo.
La trama
Il giovane ladro Philippe Gaston (detto le Rat, il Topo) riesce a fuggire dalle prigioni della fortezza di Aguillon poco prima della sua esecuzione; durante la fuga dalla città rischia di venire nuovamente catturato dalle guardie dello spietato Vescovo. In suo aiuto accorre l’ex capitano della guardia Etienne Navarre che, battendosi contro i suoi vecchi soldati, lo porta al sicuro.
Seppur la trama voglia alludere ai castelli della campagna francese, un occhio attento può chiaramente distinguere la morfologia tipica delle colline italiane. Fra tradimenti, amori, magia e paesaggi spettacolari, Gaston è in cerca di vendetta su chi l’ha tenuto prigioniero e in fuga dal famigerato Vescovo, mentre combatte per la propria vita e per quella dei suoi compagni. Lo scontro finale rappresenterà l’apice del film, un progetto che all’epoca ricevette il plauso di gran parte della comunità cinematografica americana, soprattutto per la colonna sonora (nominata agli Oscar del 1986) e per la sua appartenenza al mondo del “fantasy”. L’opera vinse anche il prestigioso Saturn Award, ma passò alla storia in quanto “trampolino di lancio” della carriera di Michelle Pfeiffer, impegnata nel ruolo della dama D’Anjou.
Il Castello
Il maniero di Torrechiara, che era già stato scelto nel 1937 da Luis Trenker per alcune scene de “I condottieri” sulla figura di Giovanni dalle Bande Nere e nel 1955 da Antonio Marchi e Luigi Malerba per girare “Donne e soldati” con Marco Ferreri nei panni di un corpulento cavaliere, venne utilizzato a più riprese, soprattutto negli anni Ottanta, come set cinematografico. Il motivo è evidentemente legato allo scenario offerto dalle colline circostanti, ma i motivi sono anche e soprattutto di natura “tecnica”. Per via della sua posizione sopraelevata (278 m) e della sua esposizione costante alla luce, il castello offriva, e tutt’ora offre, le condizioni ideali per girare delle riprese, potendo fugare le difficoltà meteorologiche (su tutte, la nebbia e l’umidità). Si può inoltre notare che l’ampiezza degli spazi e l’atmosfera suggestiva del castello siano una vera e propria rarità.
Non a caso Bertolucci scelse Torrechiara per il suo “La tragedia di un uomo ridicolo” del 1981, così come molti altri autori televisivi e musicisti (Umberto Tozzi, Luis Trenker, Alberto Angela, …) sfruttarono i terrazzamenti e le cinta murarie di Torrechiara come ambientazione peri propri videoclip e progetti. Questo fermento culturale attorno alla struttura, che purtroppo è andato ad affievolirsi negli anni, è comunque un attestato di popolarità del castello e delle bellezze che lo circondano.