Le interviste impossibili – A cura di Giovanni Ballarini – Eumeo e l’allevamento dei maiali

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Un’antica leggenda narra che nei musei, sotto il patronato di Apollo, la notte del solstizio d’estate le Muse richiamano in vita le immagini e danno voce agli oggetti che si fanno intervistare. È in una di queste occasioni che Eumeo, come racconta il sommo poeta Omero, ci fa conoscere come circa duemila e settecento anni fa erano allevati i maiali per ricavarne gustosi salumi.

EUMEO E L’ALLEVAMENTO DEI MAIALI

Il grande poeta Omero, o chi per lui, dopo il grande successo dell’Iliade, ha appena pubblicato l’Odissea che sta conquistando tutti con le sue narrazioni di un viaggio che sconfina verso l’ignoto e la descrizione di usi, costumi e tecniche tra i greci poco comuni, come un modo insolito di crescere i maiali in un grande allevamento di seicento scrofe. Per questo, nel 700 a. C. Omero mi invita a un lungo e periglioso viaggio per raggiungere l’isola di Itaca dove, dopo una giornata di cammino, raggiungo l’allevamento di maiali costruito da Eumeo, che ora non vive più all’entrata della vasta porcilaia, ma in una piccola costruzione poco distante e dove mi riceve seduto accanto al focolare sul quale sta rosolando a mo’ di porchetta un suinetto. Appena entrato, Eumeo dall’anfora che è sul tavolo versa del vino in due coppe di terracotta e me ne offre una, mentre solleva l’altra in segno di saluto. Dopo aver libato con il vino rosso e dal sapore resinoso, inizio la mia intervista.

Omero dedica a lei, Eumeo, chiamandola anche divino porcaro (δῖος ὑφορβός), un intero libro della sua Odissea che sta suscitando un grande interesse tra i greci per un nuovo modo di allevare i maiali in un grande allevamento. Come è nato tutto questo?

Lei non è il primo che mi fa questa domanda e debbo risalire a diversi anni fa quando Omero passò da Itaca e rimase stupito dal mio allevamento, tanto da dedicargli uno spazio così ampio che favorendo le continue visite di forestieri, mi ha tolto la pace alla quale aspiravo per la mia età. Ho deciso così di costruirmi un rifugio separato, ma vicino all’allevamento, ora condotto dai porcai che ho istruito. Omero, che anche per l’età non vedeva già bene, visitò l’allevamento prendendo appunti, descrivendo poi in modo un poco ideale – così sono fatti i poeti! – il mio porcile circolare fatto con pietre, dodici stalle di pali di legno, seicento scrofe e trecentosessanta porci all’esterno. Una serie di numeri dal significato simbolico e che nella trama del libro dovevano corrispondere ai trecentosessanta maiali che la porcilaia doveva fornire alla reggia di Itaca.

Indipendentemente dall’esattezza dei numeri, come è nata questa straordinaria porcilaia? Che importanza ha la sua origine regale?

Questa domanda mi rimanda al felice tempo di fanciullo quando vivevo nella reggia di mio padre, Ctesio Ormenìde, re dell’isola di Sirìa dove fui rapito da predoni fenici, e dove già si allevavano maiali. L’idea di un nuovo modo di allevare i maiali mi è venuta però dalle conoscenze che ho acquisito dai popoli del nord e soprattutto dalla necessità di soddisfare le esigenze della reggia di questa Itaca petrosa e però ricca di boschi dove vivevano feroci cinghiali, cacciati da Odisseo e da questi anche ferito durante una avventurosa caccia. L’idea di allevare un gran numero di maiali in un modo nuovo con gruppi o “bande” omogenee mi venne anche da quanto mi dissero alcuni viaggiatori del popolo che i greci chiamano Tirreni, di passaggio per Itaca. Fu in queste occasioni che ascoltai i loro racconti secondo i quali essi, nelle loro terre, conducevano e soprattutto raccoglievano i gruppi di maiali, ognuno dei quali guidati da una anziana strofa, con il suono di uno zufolo o di flauto, convincendomi della possibilità di crescere in gruppi animali considerati feroci e di difficile allevamento. Un poco come facevano i greci con le pecore.

Quali furono le condizioni che portarono alla scelta del luogo dove costruire l’allevamento?

Quando con la regina Penelope parlai della mia idea di allevare maiali e non più limitarsi a cacciare i cinghiali nei boschi – Odisseo era già partito per la guerra contro Troia e tardava a rientrare – fu lei che mi incoraggiò a costruire un allevamento, a condizione fosse distante dalla reggia e dalle mire dei fastidiosi pretendenti al trono. Dopo una lunga ricognizione riconobbi che il luogo migliore fosse a una giornata di cammino dalla reggia, nella zona più boscosa dell’isola, ricca di querce che con le loro ghiande forniscono un cibo ghiotto ai maiali nei quali producono lardo e grasso eccellenti, e nei pressi di una fonte, che dedicai poi ad Aretusa, figlia di Nereo e di Doride.

Nella sua lunga vita lei non ha soltanto allevato maiali, ma ha anche aiutato Odisseo. Cosa ricorda di questo periodo?

Come ho raccontato a Omero, assieme a Filezio, Odisseo ci chiese se saremmo stati disposti a combattere con il nostro padrone se egli fosse tornato guidato dalla mano del Dio e quando ci dichiarammo pronti, Odisseo si rivelò, dichiarando che saremmo stati trattati come figli. Come risulta anche da altre fonti raccolte da Omero, fui io che disposi le asce per la gara di tiro con l’arco con la quale i proci dovevano disputarsi la mano di Penelope e fummo io e Filezio che con Telemaco e Mentore (in realtà Atena sotto mentite spoglie) affiancammo Odisseo nel suo combattimento contro i pretendenti. Inoltre dopo la strage, aiutai Telemaco a giustiziare le serve infedeli e accompagnai Odisseo dal padre, sedendo infine, assieme a Filezio, a tavola con Odisseo, Telemaco e Laerte, compiendosi la promessa di essere trattato come un figlio.

Lei non è l’unico che a Itaca alleva animali per la reggia e al riguardo quale è il suo giudizio?

Itaca petrosa non è adatta all’allevamento di bovini e cavalli, non ha pascoli per le pecore e oltre ai boschi per cinghiali e maiali ha la possibilità di nutrire solo capre, che a Itaca sono affidate al capraro Melanzio figlio di Dolio. Come è ormai a tutti noto, Melanzio tradì il suo antico padrone mettendosi dalla parte dei Proci. Forse assumendo il carattere degli animali che custodisce, ha una personalità tracotante e viscida. Quando con Odisseo lo incontro, Melanzio ci apostrofa e ci insolentisce insultando Odisseo sotto le spoglie di un povero viandante fino a dargli un calcio e solo la prudenza trattiene Odisseo dall’ammazzarlo con un colpo di bastone. Quando Melanzio incontra di nuovo Odisseo, lo minaccia e durante la strage dei pretendenti si prodiga per fornire armi ai Proci e per questo Odisseo lo fa morire in maniera infamante.

Nella sua lunga e perigliosa vita, da figlio di re di Sirìa a porcaro e infine a figlio di re di Itaca, quale è il suo migliore periodo?

I re e i loro figli passano, ma vivendo con i maiali, animali che ho scoperto essere estremamente intelligenti, cercando di comprenderli e curandoli con scrupolo, mi è stato possibile creare con loro un rapporto diverso. In questo modo ho potuto allevare i maiali in un nuovo modo, utile non solo per un’isola piccola e pietrosa come Itaca, ma anche per altre terre e popoli in un futuro per me imprevedibile.