Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (Le Roncole, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) è stato un compositore, considerato a livello mondiale come il massimo drammaturgo musicale italiano – e come uno dei maggiori compositori in assoluto – soprattutto per la sua produzione lirica. L’eccezionale talento compositivo è fermamente coltivato e accresciuto dallo studio e sostenuto dal padre che intuisce le ottime prospettive del figlio. Pietro Baistrocchi, maestro e organista del paese, lo educa, in modo gratuito, alla pratica dell’organo e del pianoforte. Scomparso Baistrocchi, Verdi all’età di soli otto anni diventa organista a pagamento. Fondamentale per la formazione Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica. Barezzi diventa suo mecenate e protettore e lo aiuta a proseguire gli studi. A 26 anni riesce a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: l’Oberto, Conte di San Bonifacio, lavoro di stampo donizettiano, con quattordici repliche. Ma è l’opera Nabucco che segna l’inizio di una carriera brillante. Per quasi dieci anni Verdi scrive in media un’opera all’anno, da I Lombardi alla prima crociata a La battaglia di Legnano, passando per I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira, Attila, Il corsaro, I Masnadieri, Ernani e Macbeth. Creazioni di successo, spesso composte su commissione, con ritmi di lavoro logoranti, non sempre sostenute da vera ispirazione: perciò Verdi definisce questo periodo “gli anni di galera”. Ma è con Aida, opera intimista e dalla vocalità tipicamente italiana, che Verdi arriva alla massima maturazione umana e artistica e alla fama internazionale. Con l’editore Giulio Ricordi crea un sodalizio commerciale che impone un nuovo stile nel rapporto tra compositore, imprese, cantanti, librettisti e censura.
Grande nella musica, Verdi era un gastronomo raffinato e un instancabile promotore dei prodotti della sua terra, come la Spalla di San Secondo, che donava agli amici per Natale, accompagnata da lettere di istruzioni per la sua corretta preparazione.